Solidarietà e sussidiarietà: cosa dice la Chiesa
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Solidarietà e sussidiarietà: cosa dice la Chiesa

La Dottrina Sociale della Chiesa: una proposta “rivoluzionaria

Leggere e riflettere sulla Dottrina Sociale della Chiesa ci fa comprendere quanto questa proposta sia portatrice di una silente ma efficace rivoluzione che avrebbe effetti nel concreto ma che si rivela contemporaneamente pedagogica per la crescita intellettuale e spirituale.

Come tutte le soluzioni che realmente incidono in concreto, la proposta della Dottrina Sociale della Chiesa è di una semplicità disarmante: facile da comprendere, ma che ha bisogno della buona volontà (senza grandi sforzi) da parte di chi la deve applicare.

Non comporta grandi rinunce né grossi sacrifici, cose che se uno volesse affrontare sarebbero comunque ben accette, ma non sono indispensabili nell’ordinario.

In primis va specificato che la Chiesa non chiede e non ha mai chiesto la rinuncia alla proprietà privata. Essa viene considerata un bene prezioso per l’uomo, perché ne garantisce la libertà vera e la sicurezza nel guardare serenamente al futuro. Si guarda piuttosto all’uso equo delle risorse.

La Chiesa non colpevolizza la ricchezza, ma ne detta regole comportamentali, non sacrificanti ma che impegnano moralmente.

Chi dispone di beni non va demonizzato per il solo fatto di averne, ma si presta molta attenzione a come questi beni vengano utilizzati. Anche qui nulla di sacrificante, il necessario va garantito e non si tocca, si parla del superfluo: è a questo punto che intervengono le regole etico-morali.

Chi ha dei beni superflui non è obbligato a regalarli ma neppure autorizzato a dilapidarli. È umano che ci si conceda qualche beneficio e soddisfazione, ma è opportuno interessarsi anche di coloro che mancano del necessario.

L’attenzione va rivolta in modo intelligente, e quindi volgendo lo sguardo a chi non ha possibilità di costruire qualcosa, perché manca dei beni fondamentali. In questo caso va usata la SOLIDARIETÀ. Ciò significa che a queste persone bisogna provvedere affinché non manchino delle cose vitali (cibo, vestiario, una collocazione dignitosa).

Lo sguardo deve però essere rivolto anche a chi ha soltanto lo stretto necessario per vivere grazie alla solidarietà. Queste persone vanno messe in condizione di non necessitare più della carità del prossimo, attraverso aiuti che si tramutino in SUSSIDIARIETÀ, per aiutarle a divenire autonome nel mantenersi.

Si tratta di concetti importanti che non si riesce a esaurire in poche righe sui social, ma che considerano la questione a 360° e a tutti i livelli.

Leggere e informarsi sulla Dottrina Sociale della Chiesa ci fa capire che essa non costituisce una proposta politica, ma di servizio per la crescita dell’uomo a tutti i livelli.

Cliccando QUI si raggiunge il Compendio di Dottrina Sociale della Chiesa, approvato dal PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE sotto il Magistero di San Giovanni Paolo II nel 2004.

Prima di criticare le decisioni della Chiesa in ambito sociale, sarebbe onesto leggere questo documento e valutarlo con attenzione e senza stupidi pregiudizi.

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