Nei primi versi della Genesi la consegna delle leggi del creato
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Nei primi versi della Genesi la consegna delle leggi del creato

Dio affidò all’Uomo il creato con le leggi della natura

Che la Bibbia non sia un libro di scienze dovrebbe essere ormai un dato acquisito da tutti. Se la Scienza si chiede il «come» avvengano i fenomeni, la Fede cerca di indagarne i «perché» servendosi non solo di ciò che possiamo sperimentare, ma anche di ciò che «potrebbe essere», avvalendosi quindi della Metafisica.

Il credente resta però perplesso dinnanzi all’accadere di fatti eccezionali, e cade spesso nell’errore che questi siano dovuti direttamente ad un intervento divino.

La risposta ci arriva dai primissimi versetti della Bibbia, e precisamente in Genesi 1,2 in cui, dopo la creazione di cieli e terra, si descrive lo Spirito di Dio che aleggia sulle acque.

Per comprendere a fondo questa espressione è indispensabile penetrare nella mentalità e nel lessico ebraico del VI secolo a.C., periodo in cui si ebbe la redazione fondamentale della Bibbia.

Il verbo ebraico utilizzato per descrivere l’opera dinamica dello Spirito di Dio è «librare». Una traduzione letterale indica dunque «librantesi sulle acque», o ancora meglio «librantesi sulle facce delle acque».

Si tratta di un’immagine poetica che induce subito a immaginare una colomba che sorvola quieta il mare.

In realtà il senso pieno del verbo si riferisce a «sorvolare con un’attenzione fattiva», e quindi «covare». Lo Spirito di Dio in quel momento, vuol farci comprendere la Bibbia, ha determinato l’inizio dell’evoluzione attraverso le leggi della natura, consegnandole di fatto agli uomini.

Tutto ciò avvenne attraverso l’effusione dello Spirito di Dio (in ebraico tradotto con rûha, che ha la stessa radice dell’espressione «viscerale»). Dio quindi, con un amore viscerale, come quello della madre che partorisce, manda il suo spirito ad avviare il creato.

Le traduzioni letterali di una lingua antica sono pericolose, in quanto non possono tenere conto di tutto un retroterra culturale che anima chi scrisse, e di conseguenza finiscono per falsare i significati che essi intendevano trasmettere. Nascono quindi malintesi e cattive interpretazioni, come ad esempio lo scorgere un Dio diverso nel primo rispetto al secondo Testamento. Leggendo le Scritture secondo il significato dettato dal contesto culturale, si resta sorpresi dal fatto che il Dio che appare vendicativo e punitivo non si è in realtà mai comportato in questi modi. Le espressioni di violenza che sembrano essere nell’Antico Testamento si riferiscono a significati che l’uomo ha dato agli eventi, o a un’indicazione di morte fisica quando in realtà si parla di morte come perdita di identità. L’identità, insieme alla discendenza e al possesso di una terra, era di importanza capitale per gli ebrei, e la sua perdita veniva considerata anche peggiore rispetto alla morte fisica.

In sostanza dobbiamo accostarci alla Bibbia cercando di coglierne il vero significato, e solo allora attualizzarlo affinché illumini i nostri tempi.

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