
Canti della Santificazione: indizio teologico, ma anche storico
Ritrovati a Qumran e a Masada
Fra i documenti ritrovati nelle grotte di Qumran possiamo elencare anche i Canti della Santificazione.
Si tratta di piccoli poemi ricavati dal Libro di Isaia e precisamente i versetti 42:1-4, 49:1-6, 50:4-9, 52:13-53:12, nei quali si descrive un servo sofferente che fallisce apparentemente la sua missione, chiamato da Dio dalle viscere della propria madre, per predicare la Salvezza eterna e affermare il Regno di Dio.
I Canti della Santificazione erano recitati dagli Esseni. È bene precisare qualcosa circa quale sia la posizione più ricorrente fra gli studiosi di questo specifico settore.
Solitamente si accomuna la Comunità che viveva nell’insediamento di Qumran, nel deserto di Giuda (circa 150 unità), al più vasto gruppo degli Esseni (circa 4.000 dislocati in tutta Israele). Per la maggior parte degli studiosi non sarebbe così: i membri della micro-collettività di Khirbet Qumran sarebbero appartenuti a un piccolo gruppo di dissidenti che si sarebbe staccato dal nucleo centrale degli Esseni.
Qumran, come sappiamo, è assurta a grande rilevanza per l’importanza dei manoscritti e dei reperti ritrovati alla metà del secolo scorso, che ancora oggi forniscono indizi e precisazioni sul periodo storico del tempo di Gesù, ma soprattutto delle indicazioni teologiche molto importanti.
Una fra queste, particolarmente interessante dal punto di vista storico è il ritrovamento di frammenti dei Canti della Santificazione anche negli scavi a Masada (e nella Grotta degli Orrori, ove furono ritrovati anche scheletri).
Masada era una roccaforte che si reputava imprendibile a quel tempo, per la sua particolare collocazione e le impervie condizioni geologiche che la circondavano. Costituisce ancora oggi l’esempio più fulgido della grande efficienza e competenza militare dei Romani, i quali costruirono piattaforme nel deserto attorno alla collina sulla cui sommità sorgeva la fortezza, allo scopo di trasportare e utilizzare le macchine da guerra che posero fine all’assedio nel 72 d.C. circa. Gli artefici furono i legionari della X Fretensis, comandati da Lucius Flavius Silva. Masada fu l’ultimo baluardo che cedette alla vittoriosa incursione romana che pose fine alla rivolta ebraica.
A difesa della fortezza vi era uno sparuto gruppo di Zeloti irriducibili, i quali decisero di non consegnarsi vivi nelle mani dei conquistatori. Siccome la Torah proibisce il suicidio, si uccisero dunque l’un l’altro.
Il fatto che frammenti dei Canti di Santificazione fra i reperti archeologici di Masada fa pensare e riflettere gli studiosi, che stanno valutando alcune ipotesi.
La prima fra queste è che alcuni membri della comunità di Qumran, una volta distrutto il loro accampamento nel 68 d.C. circa, e dopo aver avuto il tempo di nascondere i libri sacri nelle grotte circostanti, si siano uniti agli Zeloti a Masada e ne avrebbero condiviso le sorti.
La natura dei Canti di Santificazione sarebbero inoltre, ma ciò era già risaputo, un’ulteriore prova dell’individuazione di un Messia non militare e “servo sofferente”, sebbene sia Esseni che ipotetici “Qumranici” sostenessero il prossimo verificarsi di un Armageddon finale con la vittoria definitiva del Bene.
Nello specifico, sappiamo da altri importanti documenti ritrovati, che i membri della Comunità di Qumran era predestinatisti, e ritenevano che bastasse appartenere al proprio gruppo (definito dei “Figli della Luce”) per salvarsi.
L’ipotesi di qumranici al fianco degli Zeloti è dunque molto suggestiva, sebbene le ricerche in questo senso siano ancora in corso.


Un commento
Tsegereda Woldegbriel
Grazie, Enrico molto interessante l’ ho letto e sicuramente lo rileggerò ancora.