I protagonisti della Bibbia - 12. Adamo, i significati teologici superano quelli storici
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I protagonisti della Bibbia – 12. Adamo, i significati teologici superano quelli storici

La creazione dell’uomo: il «perché» è più importante del «come»

Siamo certi che la Bibbia voglia sostanzialmente dirci chi fu il primo uomo della storia dell’umanità? O forse al testo ispirato interessava soprattutto esprimere altri concetti?

La scienza ha cercato e sta cercando di dare una risposta, sia pure indiretta al quesito dell’identità della prima coppia umana. Si sono formulate due teorie che tuttora si contrappongono. Quella che in questo momento sembra in vantaggio nell’opinione degli scienziati è il poligenismo, che si oppone al monogenismo.

Il monogenismo ipotizza che a avviare il nostro genere umano sia stata una coppia, mentre il poligenismo propone la provenienza detta «a cespugli», ovvero diverse coppie stanziali in zone geografiche diverse. Questo è ciò che riferisce la Scienza.

In ambito religioso si discute sull’origine soprattutto in relazione all’inserimento dell’anima nell’essere umano da parte di Dio, che in Genesi trova riscontro al versetto 2,7: «allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente». È ovvio che con la ricezione dell’anelito di vita, l’uomo «nasce» a vita spirituale e cosciente.

Quindi Adamo è realmente esistito? Dove avrebbe vissuto? Quanti figli ha generato? Ha avuto una compagna?

Il racconto di quello che realmente o simbolicamente è ritenuto il primo uomo della storia, si trova solo nella Bibbia, e precisamente nel primo libro del Pentateuco, la Genesi. Ma anche così le sue vicende non sono semplici da ricostruire in senso storico. Tutto assume infatti un significato teologico.

In Genesi abbiamo infatti due racconti della creazione dell’uomo, che si trovano nei primi due capitoli del libro. Il primo sarebbe il più recente, mentre quello posto al capitolo successivo, il secondo, sarebbe il più antico.

I biblisti fanno riferimento a due diversi periodi della redazione della Bibbia: il secondo racconto, più dettagliato e concentrato proprio sulla creazione dell’uomo e della donna, sarebbe di origine Jahwista (prende il nome dal periodo in cui gli ebrei chiamavano Dio direttamente col nome di Yahwè); il primo racconto, inserito nel capitolo 1 della Genesi, avrebbe invece un origine sacerdotale: Dio veniva chiamato Elohim, e il periodo è chiamato Elohista. Secondo questa tesi Genesi 1 sarebbe stata aggiunta alla Bibbia circa un secolo prima della redazione finale, ovvero nel VII secolo a.C., oppure, secondo altri, contemporaneamente a Genesi 2 ma per par conditio tra le due tradizioni.

Sta di fatto che entrambe le versioni concordano sul nome della prima creatura umana (dotata dunque di anima), che sarebbe Adamo.

Adamo (ovvero Adam – אָדָם – in ebraico) è un nome proprio che può derivare da «’dm», che significa «uomo», ma fa forte riferimento a «adamà» il cui significato è «terra», ma in modo specifico a «terreno fertile». Nel nome quindi sono racchiusi tutti i significati inerenti la precarietà della condizione umana, e anche il suo destino terreno, che lo porta inevitabilmente a ritornare in polvere.

La Bibbia ci presenta in sottofondo alle prime vicende terrene dell’uomo, la presenza discreta di Dio, che «passeggia» per l’Eden affidato all’uomo, dopo una creazione che ha voluto per riversare sulle creature lo strabordante e infinito amore che possiede. Crea Adamo dalla terra e lo modella a sua immagine e somiglianza, non nella carne, perché Dio è puro spirito, ma nella potenzialità di comunione.

Alitando su Adamo, Dio gli dona lo Spirito di vita che lo rende differente dal resto del creato. Guardando le sue opere alla fine di ogni giorno, in Genesi 1, Dio constata che ogni cosa è buona, ma dopo la creazione dell’uomo, Dio si compiace maggiormente e dichiara che la cosa è «molto» buona.

Secondo la Bibbia, e precisamente nella descrizione di Genesi 2 (che ricordiamo essere la più antica), Dio portò ad Adamo tutti gli animali affinché desse loro il nome. Si tratta di un aspetto da leggere secondo la mentalità ebraica del tempo: imporre il nome a qualcosa o qualcuno implicava esserne il proprietario. Ma c’è da notare che il verbo con il quale Dio invitò Adamo a servirsi degli animali, non fu «sfruttare», ma «soggiogare» che indica il «porre il giogo», ovvero utilizzare a scopo produttivo e benefico.

Sempre da Genesi 2 apprendiamo delle note modalità di creazione di Eva da una costola di Adamo, simbolo che indica la unitarietà delle carni della coppia. Eva dunque nacque dalla parte che protegge ed è più vicina al cuore dell’uomo, la costola, che è anche la porzione del corpo che noi presentiamo al prossimo in ogni tipo di relazione verbale.

In Genesi 1 si parla della stessa vicenda, ma il soggetto principale è la creazione dell’universo: è in questa parte infatti la cronologia dei 6 giorni della creazione e il successivo sabato di riposo. Qui si parla solo brevemente della creazione di Adamo e Eva.

Proprio dal fatto che in Genesi 1 non si specifica la modalità di creazione di Eva nacque un’interpretazione eretica e ormai abbandonata dagli studiosi: quella di una prima moglie di Adamo a cui venne dato il nome di Lilith, dal nome di un demone mesopotamico portatore di sciagure.

Adamo e la sua compagna Eva furono poi posti a vivere nel Paradiso Terrestre, che indica una condizione idilliaca di benessere, pace e completezza. Ovviamente però la coppia possedeva tutti i requisiti umani, con i propri limiti fisici, ma con un libero arbitrio incontrastato. Fu proprio dalla libertà di Adamo e Eva che scaturì l’evento legato al peccato originale.

Dio aveva posto al centro dell’Eden l’albero del bene e del male, con la proibizione di cibarsi dei suoi frutti: unico limite imposto da Dio. Il significato è legato al riconoscimento dei propri limiti: il frutto, se mangiato, avrebbe significato che l’uomo non si fidava più di Dio e non credeva più che i propri limiti esistessero. Il serpente fece proprio leva su questo aspetto, insinuando in Eva il dubbio che Dio volesse impedire all’uomo di essere come Lui, mentre la differenza tra uomo e Dio è in realtà insormontabile.

Con il peccato originale Adamo e Eva hanno corrotto la natura umana, ma non l’hanno distrutta. La scelta fatta da Adamo e Eva ha relegato l’uomo ad essere legato alla caducità, con un’offesa a Dio, che per essere riparata ha necessitato il sacrificio di un uomo che è anche Dio: Gesù Cristo.

Adamo e Eva furono dunque cacciati dall’Eden affinché non si cibassero anche dall’albero della vita: da allora anche l’accesso alla vita eterna sarà dipendente dalla scelta di ognuno.

Ebbero dapprima due figli, Caino e Abele, ma dopo essi nacque anche Set che a sua volta generò Enos. Anche Caino generò un nipote a Adamo, che chiamò Enoch.

In definitiva possiamo dunque comprendere che l’esistenza fisica o meno di due persone chiamate Adamo e Eva è importante ma relativamente. Quello che è sostanziale è il significato che la Bibbia, libro ispirato da Dio ma scritto da uomini, vuole trasmetterci.

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