Il Papa: cosa dice il Diritto Canonico
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Il Papa: cosa dice il Diritto Canonico

Le mansioni e i poteri della suprema autorità della Chiesa

Del Papa si parla ogni giorno: è una figura considerata da tutti di elevata statura etico-morale e, anche per i non credenti, rappresenta l’immagine di una carica che è in grado conferisce una forte impronta socio-culturale e determinare l’indirizzo spirituale di miliardi di persone nel mondo. Non tutti però conoscono quali sono i confini giuridico-legali e statutari del Romano Pontefice.

I poteri e i termini dell’autorità del Papa sono elencati nel Codice di Diritto Canonico della Chiesa Cattolica, e li troviamo nella Parte II (La Costituzione gerarchica della Chiesa), nella sezione I (La suprema autorità della Chiesa).

Questo sezione è suddivisa in cinque capitoli, che raggruppano a loro volta 36 codici, e precisamente dal cod. 331, al 367.

L’articolo 1, che inizia col codice 331 stabilisce che al Vescovo di Roma permane l’ufficio concesso dal Signore a Pietro, e che questo ufficio può essere trasmesso ai successori. Si chiarisce che il Vescovo di Roma è capo del Collegio dei Vescovi, Vicario di Cristo e Pastore in terra della Chiesa Universale. Il Papa dispone di potestà ordinaria suprema, immediata e universale, da esercitare liberamente sulla Chiesa.

La potestà del Romano Pontefice è piena e suprema, dopo l’elezione da lui accettata, insieme alla consacrazione episcopale a Vescovo di Roma (cod. 332). Il comma 2 dello stesso canone chiarisce una condizione che è stata recentemente d’attualità, e precisa infatti che il Romano Pontefice può rinunciare al suo ufficio, facendolo liberamente e manifestandolo, senza necessità di accettazione da parte di chiunque.

Il Vescovo di Roma ha inoltre primato e potestà su tutte le Chiese particolari e i loro raggruppamenti. (cod. 333).

Il codice 334 riguarda i rapporti del Papa con i Vescovi, e stabilisce che questi «possono collaborare con lui in diversi modi, uno dei quali è il Sinodo dei Vescovi».

Il successivo codice (335) fissa per la Sede Vacante la seguente regola: «Mentre la Sede romana è vacante o totalmente impedita, non si modifichi nulla nel governo della Chiesa universale; si osservino invece le leggi speciali emanate per tali circostanze». Con questo codice si chiude l’Art. 1. Il successivo articolo riguarda poi il Collegio dei Vescovi. La sezione prosegue poi con altri capitoli che trattano Sinodo, Cardinali, Curia e infine i legati del Romano Pontefice.

Da questi codici comprendiamo quale immensa responsabilità pesa sulle spalle del Pontefice, e anche con quale attenzione i Cardinali votanti devono soppesare le loro opinioni circa il nome che esprimeranno sulla scheda alla Sistina, dopo fra l’altro aver giurato davanti a Dio e in piena coscienza di indicare il nome che ritengono più adatto.

Sorge una domanda: il Papa dispone di un potere assoluto. In linea sintetica la risposta è categorica: SI!

Nella realtà dei fatti il Papa non prende mai decisioni d’impulso o soggettive, perché si consulta costantemente con gli Uffici, le Congregazioni (che sono i Ministeri dello Stato della Città del Vaticano) e soprattutto motiva sempre l’aspetto teologico delle sue scelte. Nei secoli ci possono essere state delle prese di posizione dei Papi che sono state giudicate inappropriate, ma non è mai accaduto sotto l’aspetto teologico o dottrinale.

D’altra parte è corretto riconoscere che una fede religiosa non può essere determinata da una scelta democratica, mentre può esserlo la partecipazione a determinati servizi.

Le funzioni del Papa e gli scopi del Pontefice e della Chiesa sono sostanzialmente spirituali, ovvero custodire e insegnare le realtà rivelate, evangelizzare, condurre gli uomini a seguire liberamente le leggi di Dio, perfezionare e rendere più efficienti le strutture della Chiesa, gerarchicamente intese.

Le responsabilità delle decisioni del Pontefice sono personali, ma il credente cattolico deve adeguarsi per restare all’interno dell’ortodossia cattolica.

La Chiesa Cattolica si basa infatti sulla promessa di Gesù il quale ha anticipato a Pietro, primo Papa, che contro di essa «le porte degli inferi non prevarranno».

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