Nella collaborazione il significato della guarigione del malato
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Nella collaborazione il significato della guarigione del malato

La guarigione alla “Porta delle Pecore”: perché 38 anni?

«Gesù gli disse: “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”. E all’istante quell’uomo guarì».
(Dalla liturgia).

L’angelo che scende nell’acqua guarisce una persona, ogni tanto. Gesù invece guarisce tutti, sempre. Gesù porta a compimento le promesse del popolo di Israele. Ciò che nell’Antico Testamento era accennato, parziale, incompiuto, riservato a pochi, ora diventa reale, completo, per tutti. La grazia di Dio opera pienamente in Gesù.

Il malato, che per trentotto anni tenta invano di arrivare per primo all’acqua ben rappresenta il popolo di Israele, che ha vagato con Mosè nel deserto per trentotto anni, compiendo lo stesso cammino che i soldati israeliani, nella Guerra dei Sei Giorni del 1967, a marce forzate hanno compiuto in pochi giorni.

Quel malato, incontrando Gesù, ha avuto in un attimo quello che aspettava da tanti anni. Semplicemente facendo quello che Gesù gli ha chiesto di fare. Gesù vuole rendere migliore la nostra vita e vuole darci la salvezza eterna. Vuole guarirci dalle nostre malattie spirituali. E lo può fare.

Vuole però la nostra collaborazione: in un mirabile commento a questo brano Sant’Agostino, usando l’allegoria tipica dei padri della Chiesa, notava come trentotto era anche il risultato di quaranta meno due, cioè quaranta, il numero della rivelazione di Dio (ricordiamo i quaranta giorni di Mosè sul Sinai, prima di ricevere la legge di Dio, e i quaranta giorni di Gesù nel deserto prima di annunciare il Vangelo, la nuova legge di Dio) e due, il numero dei precetti della carità (ama Dio con tutto te stesso e ama il prossimo tuo come te stesso), come dire che la rivelazione di Dio non accompagnata dalla carità operosa non ci guarisce.

Fidiamoci di Dio e lasciamolo operare nella nostra vita. Facciamo quello che ci chiede. La nostra vita sarà migliore.

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