Padre Nostro: perché si dice «non abbandonarci alla tentazione»
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Padre Nostro: perché si dice «non abbandonarci alla tentazione»

La nuova traduzione e le motivazioni

Tradurre la Bibbia non è facile per un’enorme quantità di motivi. I più importanti sono costituiti da fattori culturali: greci e ebrei antichi avevano una mentalità diversa da quella odierna. La collocazione geografica stessa, posta tra est e ovest del mondo antico, ha determinato uno sviluppo storico e culturale differente.

Ne deriva che il linguaggio stesso ne sia stato influenzato, e il lessico ha assunto significati e accezioni talvolta difficili da accostare al nostro. Tanti verbi e tantissimi termini hanno nelle lingue antiche più significati ed esprimono concetti anche differenti dai nostri.

Nel tradurre un passo biblico occorre dunque darsi delle regole precise, e quella che prevale corrisponde alla ricerca del significato che l’autore ha voluto trasmettere.

Riguardo al tanto discusso versetto del Padre Nostro la cui traduzione ufficiale è stata recentemente modificata dalla CEI, rientra proprio nel tentativo di attenersi il più fedelmente possibile al significato delle Parole di Gesù. Una traduzione letterale sarebbe incomprensibile, come sanno tutti i cultori del Greco e delle altre lingue antiche.

Vediamo allora qual è il versetto nella forma originale che ci giunge dai frammenti più antichi del Vangelo di Luca:

καὶ μὴ εἰσενέγκῃς ἡμᾶς εἰς πειρασμόν,
ἀλλὰ ῥῦσαι ἡμᾶς ἀπὸ τοῦ πονηροῦ.

ovvero

kai mē eisenenkēs hēmas eis peirasmon,
alla rhusai hēmas apo tou ponērou.

quindi

Non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.

Dobbiamo considerare che il verbo “indurre” deriva anche dalla prima traduzione in latino, che era “inducas”.

Ma è importante sottolineare che in realtà la parola “peirasmon” si traduce anche con “prova”, per cui il senso letterale sarebbe “Non indurci alla prova”. Di fatto è la prova che porta alla tentazione.

Noi tutti sappiamo che Dio è libero di sottoporci a prove che ci indichino la retta via. Sappiamo anche, però, che le prove siano faticose, e Gesù le ha sperimentate come uomo.

Risulta altresì evidente che Dio non induca alla tentazione, per cui dobbiamo ricavare il senso esatto della frase.

Il significato è dunque una preghiera a Dio affinché ci eviti le prove, perché queste possono indurci alla tentazione, in quanto siamo esseri umani. Ecco perché: “non indurci (abbandonarci) alla tentazione (prova), ma liberaci dal male

Quando recitiamo il Padre Nostro, quindi, possiamo essere certi della bontà del Padre, e la garanzia ce l’ha data l’unico mediatore di Salvezza, ovvero il Figlio Suo Gesù Cristo.

Ma c’è una traduzione ancora più interessante, e la troviamo proprio in fondo a questo discusso versetto, e precisamente il “liberaci dal male”.

Il termine “male” viene riferito da Matteo in un modo che può essere inteso sia nel genere maschile, sia nel neutro. Se scegliamo il neutro possiamo tradurlo effettivamente con “male”, ma se lo intendiamo al maschile (e grammaticalmente è altrettanto corretto) allora la traduzione deve essere obbligatoriamente “maligno”. Matteo lascia dunque a noi la scelta …

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