I protagonisti della Bibbia - 14. Isaia e l'annuncio di Cristo
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I protagonisti della Bibbia – 14. Isaia e l’annuncio di Cristo

Gesù iniziò la predicazione con una sua frase

Isaia è uno tra i maggiori profeti biblici, insieme a Elia, Geremia, Ezechiele e Daniele. Ma rispetto a tutti gli altri è colui i cui riferimenti sono in modo più intelleggibile e diretto collegabili all’annuncio dell’avvento di Gesù.

Il Cristo iniziò la sua predicazione con una frase compresa nel rotolo di Isaia, che Luca ci riporta nel suo Vangelo: «Lo Spirito del Signore è sopra me; per questo egli mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio; a proclamare ai prigionieri la liberazione, e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, e a proclamare l’anno di grazia del Signore» (Lc 4,18-19).

Di Isaia si ricorda la profezia contenuta nel suo libro nei brani dei capitoli 52 e 53, dove viene a chiare lettere annunciata una salvezza acquistata senza denaro attraverso il sacrificio di un servo innocente. Si tratta di un chiaro messaggio messianico che si distacca in modo violento dalla concezione che gli Ebrei avevano del Messia.

Il nome stesso ne indica la missione profetica: Isaia (Yeshayàhu = יְשַׁעְיָהוּ) significa «Dio salva», «Dio ha salvato».

Isaia è considerato un grande profeta e venerato anche nell’Islam col nome di Ashiyāʾ(in arabo أشعياء), ed è citato nel Corano.

Isaia visse nel VIII secolo a.C. si presume attorno al 765 a.C. Era sposato, forse in seconde nozze, con una donna chiamata «profetessa», forse perché dotata anch’essa di un carisma simile, o perché moglie del profeta.

Era un levita, il padre si chiamava Amoz. Apparteneva dunque alla tribù dalla quale si traevano i consacrati al culto. La tribù di Levi, proprio per questa sua prerogativa, non aveva ricevuto territori nella spartizione della Terra Promessa tra le 12 tribù di Israele.

Al profeta sono attribuiti due figli dal nome un po’ particolare: Sear-Iasub (Is 7,3) che significa «un rimanente tornerà» e Maher-Shalal-Hash-Baz (Is 8,4) che significa «presto bottino, pronta preda».

All’età di circa 25 anni, e precisamente nell’anno 740 a.C. in cui morì il re Ozia, ebbe una visione in cui Dio gli apparve nel Tempio di Gerusalemme e lo incaricò di annunciare a Israele la rovina.

La sua posizione di profeta lo reso presto un personaggio molto in vista e autorevole. Si ritiene che fosse comunque di famiglia aristocratica vista la sua facilità a rapportarsi con persone importanti: «Mi scelsi come testimoni fedeli il sacerdote Uria e Zaccaria, figlio di Ieberechia» (Is 8,2).

Impiegò tutte le sue forze anche in ambito politico, cercando di convincere il re affinché Israele rinunciasse a ogni tipo di alleanxa con popoli stranieri e ponesse tutta la sua fiducia nel Signore e nel suo aiuto.

Tra le sue precognizioni annunciate figurano la destituzione di Sebna, il quale aveva osato opporsi a lui nel consiglio reale, e la successiva nomina di Eliachim a visir (Is 22:20).

Il momento storico era molto pericoloso per Israele in quanto il pericolo assiro incombeva e le truppe nemiche erano costantemente in pressione dei confini.

Isaia denunciò a gran voce le colpe e il degrado del popolo che erano causa dell’allontanamento dal Signore e chiedeva che Israele tornasse fedele a Dio: «Le figlie di Sion sono altere, camminano con il collo teso, lanciando sguardi provocanti, procedendo a piccoli passi e facendo tintinnare gli anelli dei loro piedi […]. Il Signore toglierà via il lusso degli anelli dei piedi, delle reti e delle mezzelune, degli orecchini, dei braccialetti, dei veli, dei diademi, delle catenelle dei piedi, delle cinture, dei vasetti di profumo, degli amuleti, degli anelli, dei cerchietti da naso, degli abiti da festa, delle mantelline, degli scialli, delle borse, degli specchi, delle camicie finissime, dei turbanti e delle mantiglie. Invece del profumo si avrà fetore; invece di cintura, una corda; invece di riccioli, calvizie; invece di ampio mantello, un sacco stretto; un marchio di fuoco invece di bellezza. I tuoi uomini cadranno di spada, e i tuoi prodi in battaglia. Le porte di Sion gemeranno e saranno in lutto; tutta desolata, siederà per terra». (Is 3,16 e 3,18-26).

Di lui non si hanno più tracce a partire dal 700 a.C. Una antica tradizione ebraica narra che fu re Manasse a condannarlo a morte. In Ascensione di Isaia (un apocrifo a cavallo tra il II e il III secolo d.C. viene descritta la sua esecuzione attraverso una condanna atroce: sarebbe stato segato in due con una sega di legno mentre il suo accusatore Balkira lo schernisce e cerca di convincerlo a dichiarare che le decisioni del re Manasse fossero giuste. Questo tipo di condanna per i martiri, è ricordata nella Lettera agli Ebrei (Eb 11,37). L’apocrifo riferisce che fu Beliar (uno dei nomi per definire il demonio) a insidiarsi nel cuore di Manasse.

Isaia resta dunque il più esplicito dei profeti nell’annunciare l’avvento del Cristo, servo innocente e sofferente.

È citato nell’Ecclesiastico (Siracide) 48:22-24: «Ezechia aveva fatto quanto è gradito al Signore, e seguito con fermezza le vie di Davide suo antenato, come gli additava il profeta Isaia, grande e verace nella visione. Nei suoi giorni retrocedette il sole, egli prolungò la vita del re. Con grande ispirazione vide gli ultimi tempi, e consolò gli afflitti di Sion».

Il Libro di Isaia è composto da tre grandi sezioni chiamate Vetero-Isaia, Deutero-Isaia e Trito-Isaia, o semplicemente Primo, Secondo e Terzo. Si sviluppa attraverso elaborazioni e aggiunte successive che abbracciano diversi secoli, ma che restano sulla traccia del filo conduttore. Nell’Antichità non si avevano problemi nel definirsi con un altro nome nei componimenti, a condizione che l’attribuzione fosse fatta ad una personalità autorevole. Ci si poteva dunque, in modo ritenuto legittimo, firmare Isaia, Pietro, Paolo o altro, per dare autorevolezza a un messaggio che l’autore indicato avrebbe approvato o in linea con lui.

Questa condizione è nota come «pseudo-epigrafia» e non impedisce di ritenere ispirate anche le eventuali aggiunte o elaborazioni.

Isaia e il suo libro, nel loro complesso, esprimono concetti, valori e profezie (in senso teologico del termine) che indicano in Gesù il Redentore, Salvatore e Mediatore, che raccoglie in sé, Figlio di Dio, le caratteristiche regali, sacerdotali e profetiche del Messia.

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