I protagonisti della Bibbia - 15. Elia
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I protagonisti della Bibbia – 15. Elia

Il profeta che non morì

Un posto di grande rilievo nella Bibbia è sicuramente da riservare al profeta Elia, non solo per le gesta in molti casi sorprendenti, ma anche per i significati che la sua figura assume nella storia del popolo ebraico e della salvezza universale.

Elia viene infatti indicato come colui che deve precedere il Messia per annunciarlo. E per questo motivo la tradizione non contempla la sua morte: egli viene infatti rapito in cielo, in anima e corpo, su un carro infuocato.

Proprio per questa vicenda del carro infuocato, narrata nel Libro dei Re, in cui sono elencate le sue gesta e descritto il suo apporto alla Salvezza, sono sorte molte speculazioni da parte di improvvisati esegeti che si ricollegano a improbabili connessioni con delle civiltà aliene.

Elia visse attorno alla metà del IX secolo a.C. e le sue gesta si incrociano con quelle del re Acab.

Viene indicato come Tsibita, per cui si ritiene fosse originario di Tishbà, una cittadina della regione di Galaad.

Il suo nome, Eliyahu (אֱלִיָּהוּ), significa «Il mio Dio è Yahwè», e fu anche il grido di battaglia quando con l’aiuto del popolo scannò i demoni di Baal.

La sua prima apparizione nella Bibbia lo vede annunciare siccità a Acab: «Per la vita del Signore, Dio d’Israele, alla cui presenza io sto, in questi anni non ci sarà né rugiada né pioggia, se non quando lo comanderò io» (1Re 17,1).

Ricevette poi un’indicazione dal Signore, che lo mandò presso il torrente Cherìt a est del Giordano, dove avrebbe potuto abbeverarsi e ricevere pane e carne da corvi.

A causa della mancanza di pioggia, dopo poco tempo il torrente seccò a causa della siccità, e il Signore lo inviò a Sarepta di Sidone, dove una vedova, secondo le indicazioni di Dio, gli avrebbe dato ospitalità.

Giunto nella cittadina incontro infatti una vedova alla quale chiese acqua e pane. La donna rispose che aveva solo il necessario per un ultimo pasto col figlio, dopodiché sarebbero morti.

Elia disse alla vedova di portargli comunque una focaccia e una mela, e la assicurò che avrebbe avuto il necessario per cibarsi comunque insieme al figlio.

Di quanto restò i tre poterono mangiare per diversi giorni.

Successivamente il figlio della vedova si ammalò gravemente e morì (testualmente il 1° Libro dei Re recita: «Cessò di respirare»). A quel punto la donna interrogò Elia come uomo di Dio, e gli chiese cosa fosse andato a fare nella sua casa. Elia allora prese il bambino e lo resuscitò.

È facile vedere in queste vicende delle anticipazioni di alcuni dei miracoli di Gesù, come la moltiplicazione dei pani e dei pesci e la resurrezione di Lazzaro o della figlia di Giairo.

Il profeta fu poi ancora esortato da Dio, questa volta ad andare direttamente dal re Acab e il Signore avrebbe mandato la pioggia sulla terra. In Samaria c’era infatti una carestia piuttosto violenta.

Acab mandò a chiamare il maggiordomo Abdia, uomo timorato del Signore il quale aveva salvato numerosi profeti dalla strage di Gezabele e lo inviò a cercare erba nei pressi delle sorgenti ormai secche.

Nel suo tragitto Abdia incontrò Elia, il quale si recò poi da Acab. Il re, appena vide Elia lo accusò di essere colui che portava la rovina di Israele, al che Elia ribaltò l’accusa e la concentrò sulla devozione del popolo a Baal.

Sfidò dunque i 450 profeti di Baal e i 400 di Asera. Gli dèi pagani ovviamente non risposero alle invocazioni, e grazie all’intervento di Dio, Elia sconfisse gli idolatri, sbeffeggiandoli. I profeti pagani furono poi uccisi sulle rive del torrente Kison, nei cui pressi sorge Megiddo dove si svolsero le battaglie del XV secolo a.C. e del 609 a.C. e che è il luogo ritenuto da diversi esegeti in cui si svolgerà il Giudizio Universale, e che comunque, secondo molte interpretazioni, simboleggia la vittoria del bene sul male.

Al termine di questa vicenda Dio mandò la pioggia e la siccità terminò, ma nel frattempo Acab corse ad avvertire Gezabele di ciò che era accaduto. Gezabele dunque minacciò Elia di morte, e il profeta, impaurito, fuggi a Bersabea di Giuda, dove lasciò il suo servo e si addentrò nel deserto, in cui camminò per 40 giorni e 40 notti (da notare la ricorrenza del numero 40, altamente simbolico) sostentato dal cibo che gli procurava un angelo, finché arrivò al monte Oreb.

Entrato in una caverna udì la voce del Signore a cui Elia espresse il suo tormento nel vedere Israele allontanarsi da Lui.

Dio dunque lo esortò a uscire e si manifestò, non nel forte vento, nel terremoto e nel fuoco che si avvicendarono, ma in una brezza leggera, davanti a cui il profeta si coprì il volto, riconoscendo la manifestazione di Dio. Il Signore poi inviò Elia a ungere re e profeti.

Nel suo cammino Elia incontrò Eliseo che si unì a lui.

La renitenza dei re d’Israele ad affidarsi a Dio proseguì, e Elia arrivò a pronunciare nei confronti di Acab e Gezabele una condanna divina. Udita la condanna Acab si pentì e si stracciò le vesti, per cui Dio lo perdonò: la sciagura sul popolo non sarebbe caduta durante la sua vita bensì durante quella del figlio.

Dopo anni di tregua, dunque, riprende la guerra e i falsi profeti predicono la vittoria, mentre il profeta Michea. Nel frattempo Acab morì e Moab si ribellò a Israele.

La storia di Elia prosegue a questo punto nel Secondo Libro dei Re.

Elia cadde ancora più in disgrazia e vennero inviati 50 uomini per catturarlo, ma furono bruciati da un fuoco sceso dal cielo.

Dopo essere stato con Eliseo e su ordine di Dio, a Betel e a Gerico, Elia fu rapito da Dio verso il cielo con un carro di fuoco. Eliseo assistette alla scena, si stracciò le vesti e si ricoprì col mantello di Elia. Di Eliseo dissero: «Lo spirito di Elia si è posato su Eliseo» (2Re 2,15). Eliseo iniziò a compiere dei miracoli.

Elia è stato ritenuto colui che avrebbe anticipato l’avvento del Messia, e secondo l’esegesi cristiana questa profezia si è compiuta con Giovanni il Battista.

Nell’evento della Trasfigurazione sul monte Tabor, Elia appare insieme a Mosè per simboleggiare la perfetta armonia dei profeti (Elia) e delle Leggi (Mosè) con il Cristo, Figlio di Dio.

Elia è ricordato nella liturgia cristiana il 20 luglio.

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